Visita alla Certosa di Bologna
Sabato 14 novembre è avvenuta la visita guidata al cimitero storico monumentale della Certosa di Bologna.
La Certosa si trova in prossimità del centro di Bologna ed è collegata con un portico all’arco del Meloncello.
L’ex Certosa di San Girolamo fu trasformata in area cimiteriale nel 1800, mentre, tra il 1869 e il 1871, la scoperta dei sepolcri di epoca etrusca della Certosa diede inizio a tutta una serie di scavi archeologici.
La visita inizia dalla Chiesa di San Girolamo e procede passando dal Chiostro, dove si vedono delle vecchie monofore della Chiesa, che sono state poi chiuse con dei mattoni in età moderna.
Lì si vedono suggestive immagini di Madonne, staccate dalle strade di Bologna e portate in quell’area affinché fossero protette durante guerre ed invasioni.
Molto suggestiva è l’effigie di una Madonna incinta, raffigurata nelle vesti di una figura terrena.
Si procede percorrendo il Chiostro e attraversando un corridoio affrescato con i periodi di vita di San Bruno, che viene chiamato a Roma dal Papa, ma che rifiuta la vita nella Roma papalina di allora e ritorna alla sua vita semplice dopo aver visto lotte di potere e corruzione.
Dalla porta in ferro battuto del corridoio si vede un vasto piazzale con innumerevoli tombe monumentali, che mostrano lo sfarzo delle famiglie nobili dell’epoca. Erano tutte famiglie importanti, che avevano l’esigenza di essere ricordate anche dopo la morte.
Molte di esse raffigurano delle statue piangenti, scolpite sulle varie tombe, a testimonianza del dolore per la persona scomparsa.
Nei drappeggi si nota la ricercatezza degli indumenti e la ricchezza delle famiglie raffigurate.
Tra i tanti monumenti che si vedono percorrendo le gallerie adiacenti al piazzale spicca quello dedicato a Raffaele Bisteghi, con la moglie inginocchiata accanto, le mani giunte in segno di preghiera, i capelli raccolti e lo sguardo austero, mentre lui esala l’ultimo respiro, raccolto dalla mano dell’angelo del giudizio, o ancora, quello di Enea Cocchi, deceduto prematuramente all’età di diciotto anni, in posa di bravo studente di famiglia facoltosa seduto su uno sgabello, e quello di Antonio Zannoni, architetto e ingegnere, che rinvenne la necropoli etrusca di Felsina e diresse gli scavi della Certosa.
Percorrendo il cortile accanto si vede, come dalla nobiltà si passa alla borghesia, nuova classe emergente di persone che non fanno parte della nobiltà, ma che anche loro manifestano l’esigenza di essere ricordate.
Tra di essi si trovano commercianti, medici, avvocati e altre professioni.
Qui attira l’attenzione la tomba della famiglia Montanari, con una donna appoggiata, in una posa più scomposta, i vestiti che ostentano più semplicità e i capelli sciolti. Cosa che, per l’epoca, veniva considerata insolita, poiché ad avere i capelli sciolti poteva essere una pazza o una prostituta.
Ciò che è cambiato rispetto alle statue dei periodi precedenti è la rappresentazione del dolore. Se in molte statue avevamo visto una figura piangente o una persona in posizione eretta e lo sguardo austero, adesso la posizione è scomposta e i capelli sciolti, proprio per esprimere la disperazione e il dolore per la persona defunta.
Altra figura importante, nello stesso cortile, è quella di Gaetano Simoli, il fabbo del comune, che tiene il martello sopra l’incudine con sguardo orgoglioso, a dimostrazione della dignità del lavoro, di quel lavoro che nobilita gli animi e che crea anch’esso l’esigenza di essere ricordati.
Altra figura che attira l’attenzione è quella di Gioacchino Murat, in posa cavalleresca e con la mano posta sulla spada, statua corredata con la “N” di Napoleone e con tutta una simbologia che richiama al periodo storico di allora.
Degna di nota è l’effigie della figlia, che aveva fatto erigere la statua del padre in questo luogo affinché fosse ricordato.
Successivamente passiamo al cortile dove si trovano poeti, letterati, artisti e compositori.
In cima si vede la tomba di Giosuè Carducci, fiancheggiata da altri artisti come Lucio Dalla, Cobianchi, Respighi ed altri ancora.
La visita si conclude al piazzale finale, quello dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, sovrastato da due soldati in uniforme e da un ponte costruito negli anni trenta, in pieno stile fascista, coronato da due statue che lo sorreggono ai lati: quella della forza e quella della gloria. Impressionante, l’atmosfera di silenzio e di vastità degli spazi che si percepisce in quest’area.
A conclusione del percorso si scorgono due figure avvolte in un abbraccio angelico che le trasporta verso la volta celeste, come a raffigurare un’istantanea del momento del trapasso, che rende leggeri. La tecnica del lucernario aggiunto sulla cima della volta e dei toni azzurri del mosaico, che dal basso si sfumano verso l’alto per diventare prima azzurri e poi celesti è di particolare suggestione.
La visita si conclude con un vivo ringraziamento alla guida che ci ha accolto e ci ha accompagnato in questo interessante viaggio, rendendolo così vivo e suggestivo.