Riflessioni sul fine vita con il prof. Canestrari
Il fine vita e il testamento biologico i protagonisti dell’interessantissimo incontro, grazie alle preziose illustrazioni della Legge n° 219 del 22/12/2017 da parte del prof. Stefano Canestrari. In interclub con il Rotary Bologna Nord e Rotary Valle del Samoggia, il 14 ottobre presso l’Hotel Savoia Regency a Bologna si è discusso dell’importante disciplina in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (DAT), un tema molto attuale che ha alimentato la riflessione tra varie correnti politiche, religiose e sociali.
Tale legge, molto semplice da un punto di vista semantico, esprime, in primis, il fatto che ognuno ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute, ma può anche scegliere di non conoscerle tutte e indicare un fiduciario a cui il medico può rivolgersi. Al centro vi è evidentemente il rapporto medico-paziente: se il malato rifiuta un trattamento salvavita, il medico deve parlare con il paziente e, se quest’ultimo non è d’accordo, deve tornare a parlare con lui prospettando le conseguenze di tale decisione indipendentemente da atteggiamenti paternalistici o ideologici.
L’interessante domanda che ne consegue è se un paziente può interrompere un trattamento salvavita già avviato. In questo caso va rispettata la scelta del malato in virtù di un diritto all’inviolabilità della sua sfera corporea e non in nome di un diritto di morire, in quanto è il paziente stesso che, nel momento in cui diventa schiavo di qualcosa (per es. una macchina), può esercitare questo suo diritto. Senza peraltro sensi di colpa, poiché non ci sarebbero valori in conflitto e, quindi, obiezioni di coscienza. Fermo restando che il medico può ricorrere alla sedazione palliativa continua, che consente il decesso senza dolore e che non va assolutamente confusa con eutanasia o con suicidio assistito, in quanto viene definita come trattamento sanitario pianificato e condiviso che l’equipe medica è tenuta a seguire. Si può morire, quindi, senza dolore fisico e tale assunto è stato un importante punto di contatto tra ideali liberali, cattolici e di sinistra. I casi più recenti, come il caso Dj Fabo, pongono dilemmi etici che coinvolgono i fini tradizionali della professione del medico.
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