Serata 27 novembre 2017 – “Fare impresa senza piegarsi alla ‘ndrangheta”.
27 Novembre 2017
“Fare impresa senza piegarsi alla ‘ndrangheta”.
La conviviale si è tenuta presso l’Hotel Savoia Regency in Interclub con R.C. Bologna Valle del Savena, R.C. Bologna Nord, R.C. Bologna Carducci e R.C. Bologna Valle del Samoggia.
L’interessantissima serata è iniziata con la presentazione dell’imprenditore Antonino De Masi da parte dell’amico Socio del Rotary Club Bologna Valle del Savena, Dott. Antonio Selvatici.
Antonino De Masi nasce a Rizziconi (RC) il 10 Ottobre del 1959, di professione imprenditore, coniugato e padre di Giuseppe, Michele e Cristina, vive a Rizziconi, un piccolo centro della piana di Gioia Tauro (RC).
Sin dalla giovane età segue il padre Giuseppe nell’attività imprenditoriale da quest’ultimo fondata nel campo della meccanizzazione agricola. Le aziende della famiglia De Masi, con alle spalle oltre 55 anni di attività, sono sempre cresciute e sviluppate in tutto il mondo, sino a divenire leader del mercato, con alla base forti principi di legalità. Il giovane manager Antonino De Masi ha quindi improntato la propria attività seguendo il doppio binario dell’innovazione continua e dell’internazionalizzazione da un lato, e del continuo riferirsi ai valori del rispetto del lavoro e della legalità dall’altro.
Presenti con noi erano lui, la moglie e due dei tre figli, oltre, naturalmente, agli uomini della scorta che non li abbandonano mai. Già, perché il nostro ospite, “un morto che cammina”, come lui stesso si definisce, vive separato dalla famiglia e l’impresa meccanica che oggi conta circa 200 dipendenti è protetta dall’Esercito perché lui, fin dal 1989, decide di resistere alle pressioni della mafia e della ‘ndrangheta.
Ecco come, con grande semplicità, ci spiega cosa è accaduto: Nella vita, a volte, sei ad un bivio e decidi quale strada prendere; a me si è presentata la scelta tra essere un “resistente” o un “accondiscendente”. Io ho scelto di essere un resistente. Di tale scelta ogni giorno ne pago le conseguenze, che non significa “positivo” o “negativo”, ma, semplicemente, coerenza con la propria scelta fatta. E così, continua, la missione di imprenditore, ereditata dal Papà Giuseppe, passa in secondo piano rispetto al tempo dedicato per cercare da un lato di salvare la sua vita e quella dei suoi familiari, ma, dall’altro, quella di cercare di lasciare ai propri figli un territorio diverso da quello che lui ha dovuto affrontare.
Perché De Masi ha accettato l’invito dell’amico Antonio Selvatici conosciuto ad un convegno in quel di Gioa Tauro. Ecco cosa ci risponde: non è per farvi conoscere la mia storia e quella della mia famiglia, ma perché vorrei che tutta la popolazione del Nord prendesse coscienza che le infiltrazioni mafiose, specie in Emilia Romagna, sono ormai radicate. La mafia non è più quella che una volta ci presentavano, fatta di persone con il fucile che uccide o quella degli anni 80 che utilizza i sequestri di persona per estorcere denaro altrui; oggi la mafia cerca di accaparrarsi l’economia, sempre al fine di estorsione di sodi, ma con crimini commessi dai “colletti bianchi”; stiamo attenti; facciamo attenzione a non sottovalutare il problema, specie con l’omertà che, come affermano i giudici dell’Emilia Romagna e della Lombardia, si ritrova addirittura più alta rispetto alle regioni del sud Italia.
E così, attraverso il racconto di diversi episodi della propria vita, il nostro relatore, a risposta delle domande a lui poste dall’amico Antonio Selvatici, ci spiega cos’è, secondo lui, oggi la mafia. Chiunque abusa del proprio potere per sottomettere il cittadino più debole e farlo diventare un “suddito da spolpare” è mafioso. E subito l’analogia con l’usura bancaria, con quanto è successo ai suoi dipendenti che si sono visti negare dei piccoli prestiti solo per essere dipendenti delle sue ditte o, lui stesso, che si è visto revocare da un giorno all’altro, tutti i fidi con i quali lavorava, pur non avendo mai compiuto delle scorrettezze. Criminalità organizzata e usura bancaria hanno molti punti di contatto, entrambi hanno la capacità di condizionare in negativo le risorse del territorio e di conseguenza le speranze e la possibile crescita dello stesso. Certamente non si può chiedere alla criminalità mafiosa di fare beneficenza, ma, si può chiedere ai banchieri di smettere di rubare e fare il loro mestiere operando nei limiti della legge. Questi pseudo colletti bianchi, però, sono pericolosi perché agiscono sullo scambio di favori e cortesie, colludendosi e facendo prosperare l’economia illegale e contemporaneamente vietando la crescita a quel poco di economia legale.
La motivazione di questo stato di fatto la conosciamo tutti; è racchiusa nel proverbio popolare che dice: “Quando il gatto non c’è i topi ballano”.
In un territorio dove lo Stato non c’è, così come la società civile, c’è una società assente, omertosa e a volte collusa. Ci sono imprenditori collusi, sindacalisti collusi, lavoratori collusi e banchieri collusi. Si preferisce per omertà, paura e rispetto dell’autorevolezza di un padrino, servire questi e non la dignità ed il rispetto per gli altri. Esiste, pertanto, un sistema economico e finanziario che si è assuefatto agli ordini criminali. E così aumentano le cosiddette “zone grigie” dello stato, nelle quali l’antistato trova fertile terreno per coltivare i propri principi errati, per mettere radici solide che sarà sempre più difficile estirpare. Ed è proprio ciò che sta accadendo nel nostro territorio emiliano romagnolo; “state attenti all’omertà che è facile soluzione nel breve periodo per risolvere il singolo e piccolo problema personale, ma non paga alla lunga”. Se io sono qui, afferma il relatore, è perché al sud ci sono state e ci sono persone che, come me e come la mia famiglia, hanno denunciato. Se mi chiedete di cosa ha bisogno la Calabria per liberarsi dalla morsa della mafia vi dico semplicemente che la Calabria ha bisogno dei calabresi che dovranno riappropriarsi della propria vita e della propria dignità, del proprio orgoglio, dei propri valori e principi. C’è bisogno di una rivoluzione culturale e morale. La Calabria è la regione più “puzzolente” di Italia dal punto di vista dell’arretratezza morale, etica e legale e per poter cambiare ha bisogno di gente perbene, la maggior parte, che dica: basta! Noi non dobbiamo chiedere, ma, tirarci su le maniche, arrabbiarci, guardarci allo specchio e ripartire con le nostre forze, senza l’aiuto di nessuno.
E questi principi valgono al Sud come al Nord: l’impegno di ognuno di noi dovrebbe essere quello di investire sulla legalità e non sull’omertà che significa “accondiscendenza”, perché questo investimento è l’unico che, a lunga scadenza, porterà a vivere in un territorio libero dai lacci dei poteri anti libertari.
Terminata l’intervista al nostro ospite, abbiamo consumato velocemente la cena per poi incalzare di domande il nostro ospite ed anche la sua famiglia e così si è tornato a parlare di impegno morale e giuridico, con tanti interventi dei numerosi rappresentanti dei nostri club e dei nostri Rotaractiani che si sono confrontati con il relatore e con i suoi figli.
Mi piace concludere queste riflessioni con due messaggi del relatore:
il primo è l’affermazione che i valori della Fede e della Famiglia danno una forza che ognuno di noi non sa nemmeno di avere. “Io sono consapevole che questa vicenda non finirà, come spesso avviene, con il Cavaliere che sconfigge il Drago o come Davide che sconfigge Golia ma, fino a che avrò forza e grazie alla mia caparbietà, determinazione e follia, combatterò fino all’ultimo respiro.”.
Il secondo è la frase che Nino (così per gli amici) ha come motto della sua azienda e della sua vita:
“Mi piace pensare che nel nostro piccolo siamo un simbolo della Calabria positiva. E propositiva. Mi piace pensare che le battaglie che abbiamo condotto siano servite a dare speranza a tutti. Noi De Masi oggi siamo ancora qui, malgrado le traversie. Con le nostre aziende. Per lavorare. E dare lavoro e crescita.”.
Tanti, tanti ed ancora tanti applausi, e lo scambio dei piccoli ricordi donati al relatore dai Presidenti dei club partecipanti, hanno accompagnato la fine della bellissima serata con il suono della campana.
Elia Antonacci Rotary Bologna Ovest “Guglielmo Marconi”