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Nascere donna nel mondo islamico: il fenomeno delle spose bambine e della lapidazione

A cura del Dott. Taher Djafarizad, attivista di diritti umani.
Si è tenuta lunedì 28 febbraio 2022 la nostra serata conviviale su zoom dedicata al tema dei diritti umani.
Il Dott. Djafarizad apre il dibattito parlando del fenomeno delle spose bambine e della prima bambina che ha chiesto il divorzio.
Grazie all’attività di Taher e al suo prezioso lavoro nelle istituzioni sia europee che italiane ecco comparire la prima risoluzione del Parlamento Europeo nel 2017 con la quale il Parlamento si impegna a bloccare l’erogazione dei fondi europei ai paesi che non rispettano i diritti umani.
L’impegno di Taher era stato già prezioso nel 2016, quando si era adoperato con la sua associazione Neda Day per la liberazione di Sakineh, la donna condannata alla lapidazione in Iran, per cui erano state firmate petizioni in tutto il mondo.
Taher ci parla di quanto già all’epoca il sistema era caratterizzato da una profonda ingiustizia, secondo la quale un uomo condannato alla lapidazione poteva essere sepolto fino alla vita e una donna fino al petto, privilegiando l’uomo rispetto alla donna nella possibilità di difendersi.
Già all’epoca Taher si era messo in contatto con un regista americano di origine iraniana per far conoscere questo fenomeno.
Da lì si è occupato di far tradurre tutte le sentenze di Sakineh in inglese tramite una traduttrice che studiava il persiano.
È stato trovato un avvocato, l’avv. Bruno Malattia, che si è fatto carico di portare avanti la sua difesa. Più tardi le sentenze tradotte hanno fatto ingresso al Parlamento Europeo.
Qual era la via da percorrere?
Parlare, era la soluzione. Parlare, parlare, parlare affinché le persone sapessero e parlare per svegliare il mondo.
Delle manifestazioni sono partite da un gruppo calabrese e si sono estese in tutta Italia con gli striscioni e la scritta “Salviamo Sakineh”. A Roma, a Bologna, a Milano e così via.
Tutta la gente si è attivata e ha fornito il proprio aiuto.
Adesso Sakineh è libera e vive a casa sua con il figlio.
Il 2 dicembre di due anni fa un giornale di Montreal parlò del velo come di “una forma di oppressione verso le bambine e le donne”.
Fu in seguito attaccato dalla comunità islamica canadese e porse le scuse.
La democrazia è una cosa sacra – dichiara Taher – e anche la libertà di espressione.
Altro caso eloquente è stato quello in cui veniva precluso alle donne il diritto di entrare negli stadi.
Anche lì, l’associazione di Taher si era occupata di portare il caso alla sede centrale della FIFA, in Svizzera, affinché prendesse una posizione.
La proposta che ne conseguí fu che le donne potevano essere autorizzate ad entrare, ma che gli uomini sedessero da una parte e le donne dall’altra.
Successivamente fu fatto un cortometraggio che fu portato a Venezia in cui ognuno si sedeva dove voleva.
Con l’aiuto della cittadinanza italiana si riuscì ad arrivare a questo risultato.
Recentemente un articolo sulla stampa italiana parlava del fatto che ci sono circa 500 spose bambine in Italia.
Il fenomeno è stato riscontrato anche in Svezia.
La povertà costringe le famiglie nel mondo islamico a far sposare le bambine tra i 9 e i 17 anni.
Ce ne sono anche in Italia e, nate e cresciute nella cultura italiana, vengono spesso colpevolizzate di essere troppo “italianizzate”.
Vengono quindi portate nei loro paesi di origine e fatte sposare dietro il pagamento di una somma.
Più l’uomo da sposare è anziano, più la somma è elevata.
Parlare è l’arma vincente. Far sapere alla gente che esiste una legge sul territorio italiano che proibisce questo fenomeno, anche se la bambina viene condotta in un altro paese e fatta sposare lì.
Il 24 febbraio la stampa di Torino parlava di 500 dose bambine solo in Italia e del fatto che prima del 2014 in Iran sono state lapidate più di 500 persone, spesso nei villaggi sperduti.
Come possiamo contribuire e fare qualcosa? – viene chiesto in sala.
Un’associazione da sola non può fare nulla, – è la risposta – agire con gli studenti, le Università, le Istituzioni, la comunità.
30.000 bambine vengono date in spose a livello europeo.
Nel luglio 2019 è stata promulgata una legge. Parlare con i dirigenti della Regione e a livello nazionale fa la differenza.
Ma il primo passo lo deve fare il cittadino: quello di denunciare. Poi procedono le Istituzioni.
Ma una volta creata la base, tutto parte dal coraggio di denunciare e fare la prima mossa.
Grazie, Taher, del prezioso lavoro che svolgi per la giustizia, per la società e grazie di questa bella esposizione.