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La corsa al vaccino anti Covid-19: il bilanciamento tra le esigenze della scienza e le aspettative della società, a cura del Dott. Luigi Visani, EXON GROUP.

Si è tenuta giovedì 10 dicembre 2020 la riunione virtuale su Zoom dedicata a un tema che attanaglia la nostra società attuale e che desta molto interesse, ma al contempo anche molta preoccupazione.
Il Dott. Visani inizia la sua presentazione mostrando un grafico che rappresenta la struttura delle diverse fasi di realizzazione di un vaccino.
Abbiamo la FASE 1, con un piccolo numero di soggetti perfettamente sani, che vengono coinvolti nello studio per verificare la tolleranza.
Nel passare da una fase a quella successiva si nota un numero crescente di soggetti e un numero decrescente di capsuline (che rappresentano le dosi del vaccino).
Nella FASE 2 viene preso in esame un numero di soggetti, sempre volontari, ancora ampio. Qui viene testata la dose migliore e la sua efficacia.
Nella FASE 3 viene identificata una o più dosi e ancora più soggetti rispetto alla fase precedente.
Questa fase deve prevedere molti soggetti.
Si può arrivare anche a 60.000.
Non si tratta di pazienti, ma di partecipanti.
Se vogliamo verificare se il vaccino funziona, dobbiamo identificare anche un gruppo di controllo a cui somministrare delle dosi placebo.
Si parla di gruppi randomizzati, poiché la suddivisione delle persone in ambedue i trattamenti avviene in maniera casuale.
E’ importante tenere presente che il costo medio dello sviluppo di un vaccino dal laboratorio al suo inserimento sul mercato ammonta circa a 2 miliardi di dollari.
Molto importante, quindi, è capire come, senza il contributo degli investimenti messi in campo a tale scopo da parte delle autorità regolatorie, i vaccini presenti al momento non sarebbero potuti essere disponibili in tempi così veloci.
Aziende farmaceutiche come Pfizer, AstraZeneca ed altre hanno tutte beneficiato di contributi importanti per la realizzazione degli studi sul vaccino anti COVID-19.
La categoria dei vaccini oggi conosciuti è di 5 tipi:
– Virus inattivato;
– Adenovirus di scimpanzé o gorilla;
– Plasmide DNA con elettroporazione transcutanea;
– Autogeno che scateni una risposta immunitaria;
Il vaccino ADENOVIRUS era già stato utilizzato nella MERS, identificata nel 2015, di cui si era già studiata l’immunizzazione.
Si tratta di un vettore della proteina, ovvero di un adenovirus che causa raffreddore negli scimpanzé.
I ricercatori hanno trasferito il materiale genetico della proteina, che il Coronavirus utilizza per legarsi alle cellule e replicarsi, nel virus ottenuto dagli Scimpanzé, reso innocuo per gli esseri umani.
In questo modo il sistema immunitario impara ad attaccare la proteina così da poter affrontare il Coronavirus.
Il vaccino a mRNA e DNA funziona nel modo seguente:
Viene iniettato direttamente nelle cellule del soggetto il DNA messaggero. Anziché creare un vettore in laboratorio, come nel caso precedente, la sintesi della proteina viene fatta fare direttamente dalla cellula umana.
Il vaccino non contiene patogeni attenuati come nel caso dell’Adenovirus.
Non è infettivo. Può cominciare a lavorare nella cellula sulla base del codice iniettato.
L’RNA, purtroppo, è molto instabile.
Bastano piccoli cambiamenti di temperatura per farlo degradare. Per questo deve essere conservato a basse temperature.
Può essere inoltre attaccato da enzimi che ne inibiscono la funzione e deve essere iniettato insieme a delle particelle di protezione.
Il DNA è una molecola resistentissima.
Però deve essere iniettata direttamente nel nucleo non con una semplice siringa, ma con una siringa speciale.
Molti nutrono sospetti sulla sicurezza di questo nuovo antivirus.
Il principio da considerare è che tutte le cure innovative hanno sempre suscitato molti sospetti all’inizio, non solo da parte della popolazione, ma anche degli esperti stessi, in questo caso, gli scienziati.
i dati sono tuttavia rassicuranti.
Già da 3-4 anni sono iniziate le sperimentazioni cliniche contro altri virus come il Citomegalovirus, il Metapneuvirus, lo Zikavirus, ed altri ancora.
Oltre ai vaccini contro il virus sono in corso anche altri studi sui vaccini contro il cancro.
Si tratta di mRNA personalizzati contro i tumori, fatti in modo da attivare il sistema immunitario con la stessa tecnologia.
Altri vaccini mRNA sono utili anche per rigenerare i tessuti dopo l’ischemia miocardica.
L’ente regolatorio britannico è stato forse un po’ rapido, ma i dati sono rassicuranti.
Giovedì 10 dicembre, tra l’altro, la FDA sta decide sull’approvazione del vaccino Pfizer.
40.000 soggetti di età superiore a 12 anni hanno ricevuto 2 dosi. E’ previsto un periodo di 2 anni di follow-up in cui i soggetti verranno seguiti per monitorare la loro risposta.
Il 50% di essi ha ricevuto il vaccino, all’altro 50% è stata somministrata la dose placebo.
Nelle prime due settimane dello studio, fino a che il vaccino non ha provocato alcuna risposta immunitaria, non si nota niente e le due categorie di soggetti (quelli a cui è stata somministrata la dose di vaccino e quelli a cui è stata somministrata la dose placebo) vengono rappresentati da due linee del grafico che mostrano praticamente lo stesso andamento.
Dopo questo periodo, si vede chiaramente il distanziamento delle due linee, a dimostrazione del fatto che chi ha cominciato a sviluppare l’immunizzazione mostra un andamento diverso.
Da quanto emerge dagli studi effettuati si può desumere che il vaccino è efficace nel prevenire l’infezione e che i suoi benefici compensano i potenziali rischi. Le autorità regolatorie raccomandano pertanto di proseguire gli studi.
Alcuni scienziati nutrono ancora dei dubbi sulla solidità dei dati. Il dott. Visani afferma che possiamo vaccinarci.
Ogni farmaco presenta una serie di vantaggi e di svantaggi.
Ma aggiunge che, data l’entità della pandemia, la vaccinazione di massa presenta un rischio assai minore rispetto agli effetti subiti e che la popolazione dovrà ancora subire se non facciamo niente.
La presentazione è seguita da una serie di domande.
Se si è deficienti di difese immunitarie per patologie già accertate, l’azione del vaccino è analoga a quella che si ha nelle persone sane?
Il dott. Visani consiglia in tal caso di non procedere alla vaccinazione. Oltre ai vaccini esistono anche le terapie. Ad un paziente malato si possono somministrare gli anticorpi monoclonali, capaci di generare la risposta immunitaria che avrebbe dovuto generare il vaccino.
Sono tuttavia molto più costosi rispetto ad un vaccino e quindi viene consigliato di non utilizzarli come profilassi.
Un vaccino conservabile a -80 gradi è qualcosa che si può considerare adesso, visto che siamo in un periodo di emergenza sanitaria. Ma la tecnologia dovrà dare delle risposte ai limiti di oggi.
Tale vaccino può resistere al massimo 3-4 giorni se conservato in un frigo normale e 3-4 ore se viene tolto dal frigo.
I soggetti vaccinati e protetti dal virus saranno comunque portatori e possibili vettori di infezione per i soggetti non vaccinati?
Gli anticorpi uccidono il virus e non si trasmette. Tuttavia, può essere che un soggetto venga contagiato da una carica virale alta e quindi che i suoi anticorpi uccidano solo una parte di questa carica (è il caso degli asintomatici).
Non ci sono ancora dei documenti e la materia sarà oggetto di ulteriori studi.
Viene menzionato il caso della CINA e della RUSSIA, che hanno entrambe dei vaccini validi, ma che non hanno un sistema democratico.
Per questo è possibile che abbiano iniziato la somministrazione già prima della fase due, poiché la Cina oggi presenta un numero bassissimo di contagi e che, se vi sono degli aspetti negativi, poiché si tratta di regimi autoritari, non si venga mai a sapere.
Gli studi realizzati sul vaccino hanno coinvolto circa 150.000 – 200.000 soggetti, al cui 50% è stata somministrata la dose placebo. I dati di randomizzazione sono adesso aperti al pubblico.
E’ possibile che tra i soggetti coinvolti nello studio, che hanno ricevuto una dose placebo, alcuni chiedano di uscire dallo studio per essere vaccinati.
In tal caso viene a perdersi il gruppo di controllo.
Tutti gli studi prevedono una fase di follow-up in cui i soggetti vengono seguiti per un periodo di 2 anni. Se il gruppo di controllo si perde, il lavoro di monitoraggio diventa più difficile. Un soggetto può sempre uscire dallo studio revocando il consenso senza doverne specificare le ragioni.
Anche se viene raccomandato di non farlo, ciò è possibile.