Nel 2050 berremo acqua o champagne inglese? Riflessioni sul tema del cambiamento climatico
Al centro dell’attenzione, stavolta, le mutazioni climatiche e i loro risvolti. Il 07 di Maggio presso l’hotel Savoia Regency di Bologna, il Rotary Club Bologna Valle del Savena in interclub con il Rotary Club Bologna Carducci, ha dibattuto sul tema grazie all’importante contributo del prof. Ezio Todini, già docente presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna ed esperto a livello internazionale di idrologia. Sotto gli occhi tutti, ad oggi, sono i cambiamenti dell’assento climatico internazionale. La fascia tropicale si sposta sempre più a nord, la variabilità della pioggia è molto più alta, i periodi siccitosi aumentano di durata. Si parla , però, di un cambiamento medio, non con temperature massime: le piogge sono aumentate, infatti, come frequenza e intensità, con il fenomeno delle cosiddette “bombe d’acqua”, ma in piccoli periodi temporali. Sulla base di tali fenomeni lo scenario potrebbe portare a delle conseguenze gravose per il pianeta, come, per esempio, il mancato riempimento delle falde acquifere alla presenza di grossi temporali e alla riduzione progressiva del manto nevoso. Inoltre, l’effetto climatico combinato all’incremento demografico prospetta una situazione da attenzionare. La disponibilità di acqua massima utilizzabile sulla terra è di 13500 km cubici. Questo è un dato che si è incrementato sempre più a partire dal 1900 in cui la disponibilità di acqua massima utilizzabile si aggirava intorno ai 500 km cubici con 1,6 mld di abitanti. Negli anni 2000, a fronte di 6 mld di abitanti, i km cubici sono diventati 3500, ma con una perdita – e questo è il dato che fa riflettere – del 40%. Il consumo dell’acqua maggiore si ha nel continente asiatico in cui però si ha la maggiore disponibilità. Considerato che il consumo medio è di 200 lt per abitante al giorno nelle grandi città, se si dovesse fare una proiezione dei dati nel 2050, a fronte di 10,5 mld di abitanti, il consumo sarebbe di 10000 km cubici, dato molto vicino alla disponibilità massima terrestre. Che fare dunque, di fronte a questa sempre più crescente emergenza? L’innovazione tecnologica è una chiave. Per esempio, nell’agricoltura l’inserimento di sistemi di irrigazione a goccia e modifica di alcune pratiche agricole di determinate colture. Fondamentale in tal senso è il tema delle perdite di rete, considerato il fatto che quelle silenti sono quelle più grosse e insidiose, problema che va arginato attraverso la riduzione di pressione nei giunti. Una curiosità sta nel fatto che con i cambiamenti climatici le vigne inglesi hanno cominciato a fare lo champagne, da qua la provocazione del titolo dell’incontro. E’ possibile che il vino frizzante inglese sarà migliore di quello attualmente in uso? A seguito del cambiamento climatico, lo scopriremo fra qualche decennio.
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