Nardo Giardina

Premio Nardo Giardina 2018

Grande affluenza alla Sala Bossi del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, lunedì 26 marzo 2018, per l’assegnazione del Premio Nardo Giardina, indetto dai Club R.C. Bologna Sud; R.C. Bologna Valle del Savena; R.C. Bologna. L’ambito riconoscimento, giunto alla sua seconda edizione, è andato alla Voce Jazz Elisa Aramonte, allieva del Conservatorio, che ha ricevuto una borsa di studio, accompagnata da una pergamena, per mano del Governatore del Distretto 2072, Maurizio Marcialis e dei Presidenti Rotary Club compartecipi dell’iniziativa. Ha aperto la serata il presidente Francesco Serantoni sottolineando quanto al R.C. Bologna Sud, ideatore del Premio, stia particolarmente a cuore tenere alto il ricordo di Nardo Giardina – che ne fu socio fin dal 1979, rivestendo anche la carica di presidente – indimenticabile amico, appassionato jazzista, grande figura di medico ed eccellente rotariano. Impegnato in tante missioni umanitarie soprattutto in Africa, dove si recava spesso, a sue spese, seguiva service rotariani di elevato interesse sociale, come ad esempio la potabilizzazione dell’acqua, e prestava la sua infaticabile opera di medico ginecologo. Amedeo Marozzi, presidente del R.C. Valle del Savena, club che ha condiviso l’iniziativa del Premio fin dalla prima edizione, e di cui Giardina, vent’anni fa, era stato cofondatore, è intervenuto evidenziando lo spirito d’amicizia e la grande disponibilità di Nardo, insieme al ricordo delle tante serate di musica in cantina con la band, e dei bei momenti di condivisione conviviale e culturale. Per il R.C. Bologna, da quest’anno anch’esso partner del progetto, ha preso la parola il presidente Fausto Arcuri, che ha motivato l’adesione da parte del più antico Rotary Club cittadino, non solo con il ricordo di un autorevole rotariano quale è stato Nardo Giardina, ma anche con il valore territoriale dell’evento, che si colloca in un contesto di elezione come Bologna, dal 2006 riconosciuta dall’Unesco “Città della Musica”. Inoltre il tipo di attività trova spazio tra le principali mission rotariane: l’attenzione e il sostegno ai giovani talenti. Singolare poi l’osservazione del presidente Arcuri, circa la coincidenza storica che assimila la nascita del Rotary con quella del Jazz, entrambi sorti, pur se in luoghi e contesti diversi, nell’America dei primi Novecento: due mondi destinati evidentemente ad intrecciarsi, come testimonia questa serata. Dopo il saluto del Governatore del Distretto 2072, Maurizio Marcialis, che ha elogiato un’iniziativa che riprende in pieno il disegno rotariano della centralità della cultura e del sostegno ai giovani, il conduttore della serata, Patrizio Trifoni, già presidente del Conservatorio, ha passato la parola a Jadranka Bentini. L’attuale presidente, rilascia la testimonianza del sodalizio tra Rotary e Conservatorio, assieme all’auspicio che questo incontro possa continuare nel tempo. Dopo una sintesi della storia del Conservatorio e dell’opera del fondatore G.B. Martini, Bentini ricorda la sua personale amicizia con Nardo Giardina, “musicista straordinario e dinamicissimo” molto appassionato anche di musica classica . La parola passa quindi ai relatori: Baldassarre Giardina, Suor Laura Girotto e Tomaso Lama. Baldassarre Giardina esordisce con i ringraziamenti al Rotary per la realizzazione della seconda edizione del Premio, espressi anche a nome della madre Anna e della sorella Nicoletta, e porta il saluto dell’amico Renzo Arbore “che non può, come avrebbe voluto, essere qui con noi”. Nel suo intervento Baldassarre ripercorre le tappe più salienti della vita del padre, da cui ha ereditato la passione per l’archeologia e per l’arte, e parla con visibile commozione dei molteplici aspetti che sempre più si rivelano al figlio nel tempo e nel ricordo: “Mio padre non è mai stato così vicino a me come da quel 26 marzo 2016. Una persona davvero incredibile… di lui ho anche imparato tante cose nuove, a partire dal fatto che da giovane dipingeva: ho scoperto di avere in casa un quadro che vedevo giornalmente ma che ignoravo fosse di sua mano”. Coltivava moltissimi hobby e aveva una grande passione per i viaggi, con un sempre vivo interesse documentaristico. Tante anche le missioni rotariane all’estero in luoghi spesso difficili: “Vado dove mi sparano”, diceva. Un personaggio poliedrico, amato dai suoi amici, da Renzo Arbore a Pupi Avati, da Cristian De Sica a Lucio Dalla, che considerava il suo fratello minore. Coincidenza vuole che proprio il 4 marzo 2016 sia stata la data dell’ultimo concerto di Nardo Giardina… Amava la Musica in tutti suoi aspetti, e per tanti anni si onorò, come tutta la famiglia, di abitare nella casa che fu di Gioacchino Rossini. Per ricordare la figura paterna e l’importanza della musica a Bologna, Baldassarre Giardina annuncia poi di aver organizzato un tour a carattere continuativo, dal titolo The sound of music, dalla classica al jazz, itinerario che parte dall’Accademia, passa per il Conservatorio e il Comunale, e si conclude in ‘cantina’. Sempre forte è stato anche il rapporto di Nardo Giardina con l’Università, per la quale aveva creato l’associazione Almae Matris Alumni, poi nota come in Bononia Doctores, dove riuscì a invitare ospiti prestigiosi, da Umberto Eco a Zichichi. In casa, sentire tutto il giorno suonare il piano o la tromba mentre componeva, non era sempre gradevole – prosegue Baldassarre – ora però lo ricordo con rammarico e nostalgia: amava i suoi nipoti, entrambi presenti stasera, Giovanni Mingarelli e Alessandro Giardina, mio figlio, di 3 anni, che da un anno studia piano proprio con una maestra del Conservatorio, cosa che renderebbe contentissimo mio padre. Il ricordo è poi passato alla mitica “Doctor Dixie, Jazz Band” di cui Nardo era trombettista e leader, entrata nel guinness come band amatoriale (e non solo) più longeva al mondo, e nomina i decani, Checco Coniglio e Franco Franchini, presente in sala insieme alla moglie Laura. “Il mondo è bello perché è vario ed avariato – diceva mio padre – ma lui lo ha vissuto nel profondo, lasciando un segno tangibile in tutti coloro che lo hanno conosciuto, nella musica e nella città di Bologna, ma soprattutto nella sua famiglia che ha il grande e non scontato onore di veder brillare la sua Stella ogni giorno in via Orefici.”

L’intervento di Baldassarre Giardina si chiude con la voce del padre nel – la indimenticabile interpretazione di Do you know what it means to miss New Orleans? tra gli applausi e l’emozione generale. Suor Laura Girotto fondatrice del – la Missione salesiana Kidane Meheret di Adwa in Etiopia e socia onoraria del R.C. Bologna Valle dell’Idice, ricorda i tanti service, tra cui la potabilizzazione dell’acqua, che nella sua Missione sono stati realizzati dal Rotary con l’intervento di Nardo Giardina. “È mancato pochi giorni prima di tornare”, ricorda suor Laura, testi – mone dei frequenti viaggi ad Adwa di Nardo, e parla del suo appoggio per la realizzazione dell’ospedale presso la Missione, opera che per essere completata necessita ancora di molti aiuti. Il problema dell’Africa non si risolve con la carità, non con l’assistenzialismo, che certo sono necessari – prosegue suor Laura –, l’assistenzialismo deve coprire l’emergenza, non deve essere la regola. Bisogna far sì che questa gente non sia costretta a scappare per salvarsi la vita, e creare nel loro paese le condizioni di lavoro e di salvaguardia della salute. In venticinque anni ad Adwa abbiamo perso il 13% di bambini e mamme, che da noi si sarebbero potuti curare tranquillamente. Qui, noi salesiani, prima ci siamo dedicati all’educazione, poi però queste persone bisogna anche tenerle in vita: Nardo capiva, da medico, questo problema e ci sosteneva nel progetto dell’ospedale. Una figura di spessore eccezionale, tanto intelligente e tanto umano. Ricordo una sua lezione di prevenzione dentale fatta a suon di musica dove insegnava a 1500 bambini, seduti in palestra, come spazzolarsi i denti (con gli spazzolini forniti dal prof. Francesco Lo Bianco, dentista e grande amico di Nardo, cui lo univa la comune passione per la musica). Ci ha anche regalato le trombe e sarebbe venuto ad insegnare ai miei ragazzi a suonarle e a formare una piccola orchestra, perché aveva capito che non basta dare solo pane, che l’educazione e il bene coinvolgono tutta la persona, e questo include la bellezza di cui anche la musica fa parte. Non mi stupirei che in paradiso stesse organizzando un’altra delle sue band, introducendo accanto ai cori angelici anche il jazz… e certamente gli angeli si divertiranno un sacco…! Sono sicura, conclude suor Laura, che da lassù continua ad essere rotariano, e in questo gli affido la nostra missione, ma la affido anche a voi, che siete rotariani sulla terra: “Mi date ancora una mano per il nostro ospedale che Nardo voleva molto fortemente? Con il Rotary ho esperienza ventennale che si fanno cose concrete: vi ringrazio e vi prego di continuare…!” Tomaso Lama titolare della Cattedra Jazz del Conservatorio, che interviene nelle veci del Direttore, Vincenzo De Felice. Il Jazz a Bologna si presenta da solo, è tanto e molto vitale. I jazz club hanno molta forza, ma tutta questa aria di bellezza, forza e intensità ha come predecessore Nardo e gli amici della cantina, perché nel dopoguerra non c’era nulla. Noi del conservatorio eravamo piccoli, avevamo un po’ di talento, la voce girava e Nardo ci invitava spesso in cantina dove andavamo più che emozionati perché “loro” erano quelli bravi, quelli esperti, che avevano partecipato a festival in giro per il mondo, e noi i pischelli. La bellezza di questo modo di fare jazz, nel tempo si è ramificata a un punto tale che Bologna ha raggiunto una fama nazionale superiore a città come Roma, Milano o Torino. Bologna richiama da tempo molti appassionati di jazz, soprattutto tanti ragazzi del sud, che vengono qui perché le cose dal punto di vista jazz ‘girano bene’. Poi sono venute altre conferme come il Festival del Jazz e anche un’ iniziativa di spessore come questa, 6 Notiziario n.21 del 06/04/2018 davvero molto pregevole, che dà sostegno a ragazzi che studiano seriamente raggiungendo una preparazione molto solida, paragonabile a quella dei migliori istituti del nord Europa, dove vige una tradizione di trent’anni superiore rispetto alla nostra. Il premio è stato dato a una cantante, ma è più appropriato parlare di “musicista con la voce” parificando questa figura a quella dei musicisti che suonano uno strumento. Abbiamo perciò voluto assegnare questo riconoscimento alla Voce di Elisa Aramonte per i suoi meriti, e perché siamo molto interessati a qualificare il ruolo del cantante jazz come vero e proprio strumentista. Dopo la consegna del premio alla vincitrice, che riceve anche un messaggio di saluto e i rallegramenti da parte di Gabriele Polimeni, Tromba Jazz, vincitore della prima edizione, la serata è proseguita con un applauditissimo concerto di Elisa Aramonte accompagnata da tre dei migliori giovani musicisti del Conservatorio – Giovanni Ghizzani, pianoforte; Davide Paulis, contrabbasso; Vincenzo Messina, batteria – nell’esecuzione magistrale di pezzi famosi come: “Do Nothing ‘til you hear from me” di Duke Ellington il cui titolo originale era “Concerto for Cootie” in onore del trombettista Cootie Williams che suonava nella sua orchestra. Duke Ellington aveva la peculiarità di scrivere i brani in base agli elementi che componevano la sua Big band in modo da valorizzare le caratteristiche di ognuno. “But not for me” di George e Ira Gershwin, scritto per il musical “Girl Crazy” del 1930. “Peace” di Horace Silver. “Easy to love” di Cole Porter scritto per il musical “ Anything goes” del 1934. E l’immancabile traditional “Oh when The Saints go marchin’ in ”.