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Serata 5 dicembre – Serata con il Prof. Riccardo Arone di Bertolino

La conviviale di dicembre si è aperta con la spillatura di una nuova socia, Dott.ssa Paola Leoni, entrante nel club Rotary Valle del Savena tra gli applausi dei presenti.

La continuazione della serata è proseguita con la presentazione del relatore della serata, il Prof. Riccardo Arone di Bertolino, luminare dell’arte dell’ipnosi, fondatore e responsabile dello S.M.I.P.I., Società Medica Italia di Psicoterapia e Ipnosi, nonché marito della nostra carissima amica socia Flavia Ciacci

Si è iniziato con una relazione principale pre-cena, per continuare con la seconda parte a fine portate.

Numerose sono state le domande dei presenti, poiché l’argomento era di sicuro interesse generale dato l’argomento misterioso e poco approfondito per i non “addetti ai lavori”.

Di seguito è riportata la relazione di tutta la serata fatta dal Prof. Arone di Bertolino, a cui va un sentito ringraziamento da parte di tutti per averci illustrato un argomento sconosciuto ed averci ampliato la visione di utilità di una tecnica tanto complicata quanto scientificamente efficace, per finire ancora congratulazione alla nuova amica Paola Leoni, con la certezza di un suo contributo alla causa del Rotary club Bologna Valle del Savena.

LO STATO MENTALE DI IPNOSI

UNA DOVEROSA PREMESSA

La validità di una terapia non dovrebbe essere valutata in base ad assunti teorici, come accade, ma non solo in rapporto agli effetti ed i risultati che può ottenere.

L’assoluta individualità di ogni essere umano, anche se esistono meccanismi psichici e psicosomatici simili, richiede, specialmente in psicoterapia, una varietà potenzialmente illimitata di interventi. Per questa individualità, che fa di ogni essere umano, naturalmente non esiste, né potrà mai esistere, una tecnica d’intervento di valore assoluto ed universale.

LO STATO MENTALE DI IPNOSI

L‘ipnosi è uno stato mentale naturale, diverso dagli stati di veglia e di sonno, in cui la recettività a stimoli interni ed esterni è dissimile nella elaborazione da individuo a individuo. Può svilupparsi in modo spontaneo, autoprovocato o eterostimolato.

Si instaura spontaneamente nelle attività mentali immaginative e creative, nelle attività automatiche e ripetitive e nell’ambito dei ritmi circadiani e individuali.

E’ autoprovocato consapevolmente in seguito ad un precedente apprendimento (autoipnosi, meditazione yoga, training autogeno, tecniche di rilassamento, eccetera).

E’ eterostimolato nelle prassi definite “induzioni”.

L’induzione è un processo di insegnamento e apprendimento attuato a molteplici livelli intrapsichici e di comunicazione.

Nell’induzione di ipnosi, come in tutti gli insegnamenti, sono necessarie alcune condizioni mentali e di rapporto come interesse, curiosità, disponibilità, fiducia reciproche tra operatore e paziente.

Sono elementi contrastanti i timori e le paure derivate dai preconcetti sull’ipnosi (popolari, letterari, spettacolari, e, purtroppo ancora oggi, psicologici e psichiatrici errati). Il timore di perdere coscienza, la paura di perdere il controllo, di essere dominati dall’ipnotista, sono vere assurdità per chi conosce questo bellissimo e piacevole stato mentale. Anche l’ansia di apprendere e il timore di non riuscire sono elementi di contrasto.

La comparsa di una forma di resistenza è operativamente negativa.

I comportamenti che possono creare la resistenza allo stato di ipnosi del soggetto, dipendono:

  1. da errori di comunicazione del terapeuta e/o dalla mancata comprensione del soggetto;
  2. da disaccordo conscio o inconscio del soggetto sul merito o sugli scopi delle indicazioni date dall’operatore;
  3. da impossibilità per il soggetto di realizzare le indicazioni ricevute: per incapacità strutturale o perché antitetiche e non inseribili nella propria formazione mentale.

La mancata collaborazione del soggetto quindi è dovuta a ben precise ragioni che il terapeuta deve capire e superare, non contrastandole ma accettandole, come indispensabili indicazioni.

Il tentativo, di fronte a questi problemi, di ricorrere a tecniche autoritarie va sempre incontro ad un sicuro fallimento. Nel 95% dei casi, questo è immediato perché non si ottiene nessuno stato di trance.

Ci sono soggetti particolarmente suggestionabili, che sviluppano trance anche profonde, ma il terapeuta forzandoli ne perde la fiducia e la disponibilità. E la terapia, sempreché continui, diventa un incontro fra avversari, in cui il perdente deve liberarsi prima o poi, sempre e comunque, di tutte le imposizioni del vincitore.

A volte il rapporto si instaura immediatamente. Al contrario per alcune persone, per difficile compatibilità o per le loro problematiche, possono essere necessarie parecchie sedute.

Il rapporto privilegiato con l’operatore si definisce rapporto ipnotico e non ha nulla in comune con il concetto psicoanalitico di “transfert”.

Quindi l’induzione di ipnosi può essere definita un processo di apprendimento a ampliare e usare le potenzialità psichiche, psicosomatiche e biologiche ancora inespresse del paziente.

Lo stato di ipnosi, si è sempre rivelato clinicamente utile in medicina, in chirurgia e in psicologia, per le variazioni psichiche, fisiologiche e biologiche che si instaurano nel rapporto fra mente e corpo, fra parte conscia e parte inconscia, a livello mentale razionale e a livello emotivo.

L’induzione d’ipnosi è una creazione originale, interattiva del momento, che nasce dal rapporto e dal contesto ed è sempre e comunque la più valida ed efficace metodica, sia per ottenere la trance sia per la cura. Poiché non esiste uno schema da seguire (schematizzare è limitare) in questa sua creazione, il terapeuta ha la possibilità di inserire e trasmettere una quantità ed una varietà di messaggi concettuali ed emotivi, intensi e profondi, a diversi livelli di comunicazione (conscio, inconscio, comportamentale, empatico).

L’ipnosi è un atto medico e psicologico, integra la psicoterapia, ma la trascende: è metodica efficace nella terapia del dolore, nel parto, in anestesiologia, in ortopedia, in odontoiatria e in moltissime altre applicazioni cliniche, perchè la vastità delle applicazioni dell’ipnosi è data dalla vasità delle potenziali interazioni intrapsichiche e psicofisiche, la maggior parte delle quali si può considerare ancora totalmente sconosciuta.

Sintomatologia dello stato di ipnosi

I sintomi che evidenziano uno stato di ipnosi possono essere:

*mutamenti nel ritmo e nella profondità del respiro, in particolare quando il ritmo del respiro del soggetto segue il ritmo delle istruzioni verbali dell’ipnotista, il rapporto ipnotico operativo è già instaurato.

*cambiamenti nel modo di muoversi e di guardare.

*modificazioni del colorito della pelle e delle mucose, conseguenti alle variazioni del colorito.

*mutamenti delle percezioni fisiche e visive.

In ipnosi è possibile la comparsa (spontanea o provocata dall’operatore) di una vastissima gamma di fenomeni mentali, psicofisici e somatici, alcuni caratteristici di questo stato mentale, altri soltanto indicativi.

Nessun fenomeno in se stesso è l’ipnosi: tutto ciò che accade è qualcosa che il soggetto fa in ipnosi.

Determinati fenomeni ipnotici, come l’analgesia, l’anestesia, la plasticità e l’immobilità catalettica sono utili per le applicazioni biologiche e chirurgiche dell’ipnosi, mentre hanno limitata importanza in psicoterapia.

L’amnesia postipnotica, ovvero il non ricordo in veglia di ciò che è accaduto, volgarmente considerata la caratteristica precipua di questo stato mentale, ne è solo un fenomeno, di raro riscontro spontaneo e di nessun valore operativo.

Profondità dello stato di ipnosi

La maggior o minore immanenza di questo stato mentale è sempre stata definita “profondità”.

In linea di massima è possibile distinguere uno stato ipnoidale, una trance leggera, una trance media, una trance profonda e il sonnanbulismo.

I sistemi rappresentazionali base dell’approccio al paziente

La conoscenza dei sistemi rappresentazionali è la base indispensabile sia per indurre, che per usare utilmente lo stato di ipnosi.

I cinque sensi sono i canali attraverso cui l’essere umano percepisce la realtà che lo circonda.

Gli stimoli sensoriali tracciano nella mente una raffigurazione della realtà, la cui struttura e formazione dipendono dalle modalità con cui ciascuno, inconsapevolmente, struttura l’uso dei canali sensoriali e ne interpreta il significato, privilegiando particolari elementi.

L’io cosciente non è in rapporto diretto con la realtà, ma con una propria rappresentazione di questa realtà, totalmente individuale e personale.

E’ notevole come questa acquisizione, fra le più avanzate della psicologia e della neurologia contemporanee, coincida con l’aspetto sensoriale del concetto yoga di “maya” (illusione).

Ogni comunicazione, quindi, non raggiunge direttamente la mente ma passa attraverso i canali sensoriali e viene strutturata con le modalità rappresentazionali personali, subendo inevitabili alterazioni che vanno a modificare anche il significato logico-verbale della comunicazione stessa.

Poiché ognuno struttura le percezioni a modo proprio, ne deriva che una comunicazione verbale formulata con le stesse modalità del paziente è estremamente efficace, mentre una modalità diversa, non è compresa e seguita.

I canali sensoriali sono 3: visivo, auditivo e cenestesico.

Ogni rappresentazione, che nel nostro vissuto percepiamo come un tutto unico, è formata da rapidissimi “input” visivi, auditivi e cenestesici, in una sequenza individuale, con modalità personali.

Queste modalità sono identificabili nel colloquio in vari modi, di cui uno, ad esempio, è la scelta dei vocaboli del paziente da parte dell’operatore.

In ogni lingua vi sono parole tipiche per ogni canale sensoriale (vedere, ascoltare eccetera) e parole atipiche, che ciascuno decodifica a modo proprio (sentire, provare, comprendere, eccetera).

Controindicazioni

Molti autori considerano non solo lo stato di ipnosi, ma anche e soprattutto la sua stessa induzione, assolutamente controindicate nelle psicosi, per la possibilità che questo intervento, ha di scatenare delle crisi incontrollabili, se svolto con tecniche dissociative.

Questa controindicazione oggi non ha un valore assoluto, ma va valutata in relazione alle capacità di intervento dell’operatore che deve essere particolarmente esperto e abile.

Un’istruzione errata e negativa, inglobata in una preesistente psicopatologia nevrotica o psicotica, latente o manifesta, può scatenarla, peggiorarla o cronicizzarla.

Le applicazioni psichiche

  • Fobie
  • Depressioni
  • Crisi d’ansia
  • Complessi d’inferiorità o superiorità
  • Anoressia
  • Bulimia
  • Difficoltà nei rapporti interpersonali

Applicazioni fisiche

  • Dermatologiche (herpes simplex, condilomatosi, verruche, acne, psoriasi, ecc)
  • Odontoiatriche (paura del dentista, bruxismo, ecc.)

Applicazioni professionali

In particolare, la Formazione professionale degli odontoiatri, degli anestesisti e degli operatori sanitari in generali.